
Istituita nel 1962, la politica agricola comune (PAC) è una delle più antiche politiche dell’Unione europea. Attraverso le risorse stanziate dal bilancio dell’Unione europea, la PAC sostiene il reddito di 7 milioni di agricoltori, destinando a essi e al sostegno dei prezzi di mercato dei prodotti agricoli – nel corso dell’attuale periodo di programmazione 2014-2020 – circa 400 miliardi di euro (quasi il 40% del bilancio UE). Inoltre, la PAC sostiene lo sviluppo delle zone rurali con 8,7 miliardi di euro che incentivano investimenti nell’ammodernamento di 380.000 aziende agricole, nonché investimenti destinati alla biodiversità, al miglioramento dell’efficienza energetica, alla creazione di nuove imprese, allo sviluppo locale (sono 2.400 i Gruppi di azione locale Leader finanziati) [i dati sono tratti dallo studio di: Ecorys et al. (2016), Mapping and analysis of the implementation of the CAP].
I cosiddetti “pagamenti diretti” agli agricoltori servono a colmare, in parte, il divario tra reddito agricolo e reddito in altri settori economici: rappresentano un’importante rete di sicurezza al reddito, assicurano un settore agricolo vitale in tutte le regioni dell’Unione, comprese le zone più remote, quali le zone montane, o le zone soggette a vincoli naturali, per le quali l’Unione stanzia risorse per pagamenti compensativi delle limitazioni subite dagli agricoltori.
Come si può evincere dal seguente grafico, è ancora ampio il divario di reddito tra gli agricoltori e i lavoratori di altri rami dell’economia.

I pagamenti diretti offrono una relativa stabilità di reddito agli agricoltori europei – i quali si trovano ad affrontare una forte volatilità di prezzi e produzione – contribuendo in questo modo ad assicurare un approvvigionamento stabile di prodotti alimentari di alta qualità ottenuti in modo sostenibile a prezzi accessibili ad oltre 500 milioni di europei, rispettando nel contempo gli obblighi in materia di salute e benessere degli animali, protezione ambientale e sicurezza alimentare.
Questo meccanismo di sostegno al reddito degli agricoltori è oggi oggetto di una approfondita riflessione da parte della Commissione europea che si appresta a presentare una profonda riforma della politica agricola comune, che entrerà in vigore dall’1 gennaio 2021.
Da un lato, infatti, vi sono casi in cui questi pagamenti non contribuiscono allo sviluppo strutturale del settore agricolo ma tendono a far salire i prezzi dei terreni, il che produce come conseguenza, ad esempio, ostacoli all’ingresso dei giovani agricoltori nel mercato.
Dall’altro lato, il livello dei pagamenti diretti è ancora in gran parte determinato dai diritti storici ed essi risultano concentrati sulle grandi aziende agricole e sui proprietari terrieri degli Stati membri più ricchi. In media, il 20% dei beneficiari riceve circa l’80% dei pagamenti.
Tuttavia, questa media generale nasconde le enormi differenze tra gli Stati membri. Ad esempio, il 92% degli agricoltori rumeni e il 97% degli agricoltori maltesi gestiscono piccole aziende agricole, mentre in Germania meno del 9% delle aziende agricole è di piccole dimensioni.

Il fatto che il 20% degli agricoltori europei riceva l’80% dei pagamenti non appare più tollerabile: questo dato rispecchia un sistema in cui i pagamenti sono legati a terreni concentrati nelle mani di una minoranza di agricoltori. La metà dei beneficiari della PAC sono aziende agricole molto piccole e la maggior parte dei pagamenti è destinata ad aziende agricole professionali di media grandezza a conduzione familiare.

La Commissione europea, quindi, con la prossima riforma della PAC intende promuovere una distribuzione più equilibrata del sostegno agli agricoltori, in modo che i pagamenti diretti siano non solo semplificati ma anche più mirati.
Le opzioni sul tavolo della Commissione europea per rendere i pagamenti diretti più efficaci rispetto all’obiettivo di un reddito adeguato e più equo a tutti gli agricoltori nell’insieme dell’Unione europea sono le seguenti:
- un livellamento obbligatorio (compulsory capping) dei pagamenti diretti, tenendo conto del lavoro per evitare gli effetti negativi sull’occupazione;
- introduzione di un sistema di pagamenti decrescenti (degressive payments), in modo di ridurre il sostegno per le aziende agricole di grandi dimensioni;
- concentrare maggiormente l’attenzione su un pagamento redistributivo (redistributive payment), per poter fornire sostegno in modo mirato, ad esempio alle aziende agricole di piccole e medie dimensioni;
- garantire che il sostegno sia mirato agli agricoltori veri e propri (genuine farmers), ossia quelli che esercitano un’attività agricola per guadagnarsi da vivere.
In conclusione, gli orientamenti della Commissione europea sul futuro sostegno al reddito degli agricoltori appaiono sin da ora molto chiari:
- ridurre i pagamenti diretti e concentrarli sugli agricoltori soggetti a vincoli specifici (ad esempio: piccole aziende agricole, zone montane e regioni scarsamente popolate);
- nel contempo, assicurare il finanziamento di azioni agro-climatico-ambientali e di strumenti di gestione del rischio (connesso alla volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli o ai cambiamenti climatici o alle crisi sanitarie e fitosanitarie) per tutte le aziende agricole dell’Unione.